La versione 2015 dell’ UrBes registra un aumento degli indicatori impiegati che salgono da venticinque a sessantaquattro e il rafforzamento della rete dei comuni partecipanti, che passano da quindici a ventinove.
Gli ambiti in cui viene analizzato il benessere nelle città sono: salute, istruzione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni che a loro volta si articolano in diversi indicatori, anche più dettagliati rispetto alla versione nazionale del Bes. In linea generale, si conferma il divario Centro-Nord e Mezzogiorno in rapporto ad alcuni indicatori, anche se non mancano interessanti controtendenze.
Relazioni sociali
La crisi economica se da una parte ha evidenziato alcune criticità , dall’altra non sembra aver intaccato settori importanti quali il no profit.
A livello nazionale, si contano 50,7 istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti nel 2011, un valore superiore di oltre 9 punti rispetto al 2001. Sia la quota di istituzioni non profit che quella di volontari è maggiore nelle zone del Centro-Nord: si va, infatti, da 57,8 istituzioni nel Nord e 55,8 nel Centro a 38,5 nel Mezzogiorno, mentre l’indicatore sui volontari si attesta a 999,6 nel Nord a fronte di 478,4 nel Mezzogiorno. Le città metropolitane del Centro-Nord si collocano sopra la media nazionale, tranne Milano e Roma per entrambi gli indicatori e Torino per il volontariato; quelle del Mezzogiorno si posizionano al di sotto con l’eccezione di Cagliari. Si distingue per una situazione di particolare vivacità Firenze, con 66,8 istituzioni non profit e 1.287,2 volontari ogni 10.000 abitanti.
Ambiente
L’ambiente costituisce l’ambito all’interno del quale il benessere determina veramente la qualità della vita in termini di aria pulita, verde, natura, parchi nelle città .
La qualità dell’aria nelle città è in miglioramento, anche se il grado di inquinamento resta elevato. La situazione di criticità persiste soprattutto nei comuni capoluogo del Nord. Nel 2012 le città metropolitane con il più alto numero di superamenti del valore limite giornaliero di PM10 (50 mg/m3) si trovano nel Nord e sono Torino (126), Milano (81) e Venezia (74). Tra i comuni capoluogo del Mezzogiorno si distingue Napoli con un numero di superamenti pari a 120. Firenze, Roma e Bari sono i comuni capoluogo con il trend migliore tra il 2004 e il 2013. Lo svantaggio del Mezzogiorno emerge rispetto alla circolazione di autovetture con emissioni inferiori alla classe Euro 4: Catania è il capoluogo con il numero più alto di autovetture con emissioni inferiori alla classe Euro 4.
Qualità dei servizi
La qualità dei servizi investe ambiti particolarmente sentiti nella vita delle città . E’ per questo che, accanto a indicatori di accesso ai servizi individuali o di gestione di servizi collettivi, è stato attribuito un certo rilievo anche ad aspetti legati all’organizzazione urbana e alla vivibilità degli spazi pubblici. L’accesso ai servizi comunali della prima infanzia risulta complessivamente in diminuzione negli ultimi anni. Esso interessa nel 2012 il 13,5 percento dei bambini in età 0-2 anni, rispetto al 14,0 percento di due anni prima. Tale battuta di arresto ha penalizzato ulteriormente il Mezzogiorno, in cui nel 2012 solo il 5 percento dei bambini ha potuto accedere a questi servizi (5,3 percento nel 2010); peraltro anche il Nord ha visto una significativa contrazione di tale percentuale, dal 18,9 al 17,5 percento in due anni, mentre l’Italia centrale ha mantenuto un trend di crescita, dal 17,9 al 18,8 percento.
Nell’ambito delle città metropolitane, si conferma il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno: da un lato si registrano quattro realtà urbane in cui oltre il 20 percento di bambini in età 0-2 anni accede ai servizi per l’infanzia (Bologna, Firenze, Milano e Roma); dall’altro, tutte quelle del Mezzogiorno, tranne Cagliari, attestate su livelli inferiori al 10 percento.
L’Italia e il dibattito sul Pil
L’impegno di Istat e Cnel nell’elaborazione di strumenti più avanzati nella misurazione del benessere pone l’Italia all’avanguardia in quello che viene solitamente identificato come il ” dibattito sul Pil ” .
La stessa Ocse, attraverso la ” Better Life Initiative ” , ha creato uno strumento interattivo denominato ” Better Life Index ” attraverso il quale i cittadini dei diversi paesi possono elaborare il proprio ” indice per una vita migliore ” a partire da undici dimensioni individuate come essenziali: abitazione, reddito, lavoro, comunità , educazione, ambiente, governance, salute, soddisfazione di vita, sicurezza, equilibrio vita-lavoro.
Non sono mancate iniziative simili in altri paesi europei: Francia e Gran Bretagna sono impegnate in un lavoro simile di quantificazione del benessere a partire da indicatori diversi da quelli meramente economici. La crisi economica per certi aspetti ha accelerato la presa di coscienza circa un cambiamento di rotta nei parametri di valutazione del benessere e, malgrado le aspettative in tal senso, non ha fatto registrare uno slittamento verso i valori materialistici. Segno che i tempi stanno cambiando e che ora tocca alla politica fare i passi giusti per garantire ai cittadini un livello di benessere maggiormente inclusivo rispetto ai tanto decantati parametri economici.
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